sabato 22 ottobre 2011

La mia prima vittoria in un contest

Dopo una decina di giorni di assenza dal blog, rieccomi per condividere con voi la gioia e la soddisfazione per l'affermazione ottenuta nel secondo contest a cui ho partecipato Il contest in questione è " Le regionali per Scelte di gusto "  ideato dall'amica Tiziana del Blog Pecorella di marzapane con sponsor l'interessantissimo giornale di informazione e cultura  enogastronomica on-line Scelte di gusto. La ricetta da me presentata, "le monachine "  è risultata la più votata nella sezione dolci.Il premio ricevuto è un meraviglioso servizio di posate in acciao per 12 della Pintinox.Il mio grazie va a tutti coloro che hanno votato per me, all'amica Tiziana di " Pecorella di marzapane "  per avermi dato la possibilità di partecipare e a  " Scelte di gusto "  ,la rivista on-line che consiglio a tutti di seguire, per il bellissimo premio messo a disposizione.
eccomi con il graditissimo premio

giovedì 13 ottobre 2011

Filetto di sgombro con pomodorini







Il lacerto o sgombro, o maccarello, in lingua napoletana lacierto o scurtone, è un pesce azzurro molto comune nel Mediterraneo.Presenta carni bianche dal sapore molto deciso, ricco di Omega 3. Lo troviamo praticamente tutto l'anno ad un prezzo assai contenuto ( 3/4 € kg ). Io lo preparo, in genere, in modo molto semplice e veloce, cuocendolo con dei pomodorini. E' anche un ottima base per un gustoso sughetto per gli spaghetti.
Ingredienti:
Filetti di lacerto
pomodorini
aglio
prezzemolo
olio EVO

Dopo aver pulito il lacerto sfilettatelo. In una padella mettete un filo di olio e uno spicchio di aglio, quindi aggiungete 3/4 pomodorini per ogni pesce che avete sfilettato. Cuocete per una decina di minuti , quindi aggiungete i filetti di pesce,  e fate cuocere a fuoco moderato massimo per 5 minuti. Spegnete la fiamma , coprite la padella con un coperchio e lasciate riposare per 3/4 minuti, il lacerto terminerà la sua cottura così. Aggiustate di sale se necessario, aggiungete del prezzemolo e il piatto è pronto!

giovedì 6 ottobre 2011

tarallo " nzogna e pepe "


Il tarallo " nzogna e pepe ", sugna e pepe, è un tipico prodotto della tradizione gastronomica napoletana.Si tratta di un tarallo cotto al forno, i cui ingredienti sono farina, sugna, pepe, ricoperto da mandorle nella parte superiore.
Matilde Serao, nella sua opera " Il ventre di Napoli " descrive i famosi fondaci, quartieri molto popolari nelle vicinanze del porto, dove la miseria e la fame regnavano incontrastate. A sconfiggere quella fame spesso ci riusciva, a partire dalla fine del 1700, il tarallo.Come molti prodotti alimentari di antica tradizione, il tarallo è figlio della creatività e fantasia di tante generazioni la cui principale preoccupazione era la necessità di utilizzare tutte le risorse alimentari di cui disponevano. E fu così che i fornai, nel 1700, non avendo nessuna intenzione di buttare lo " sfrriddo " cioè i ritagli di pasta con cui avevano appena preparato ed infornato il pane, si inventarono il tarallo: aggiunsero della sugna, la "nzogna " in limgua napoletana ", del pepe in abbondanza a quei ritagli di pasta, lavoravano sapientemente l'impasto ottenuto, ricavavano delle striscioline, le attorcigliavano tra loro, gli davano una forma a ciambella e le infornavano. Agli inizi del 1800 qualcuno ebbe la felicissima idea di aggiungervi le mandorle che vanno a nozze col pepe. Essendo un cibo povero, il tarallo aveva ed ha tuttora, una grossa diffusione. Ne traevano profitto i fornai che non buttavano nulla della loro lavorazione, ne traeva beneficio la povera gente che con pochi soldi, riempiva lo stomaco affamato con qualcosa dal gusto eccellente e con un apporto calorico, dovuto alla sugna presente nell'impasto, non indifferente. Ne traevano profitti anche gli osti, nei cui locali si consumavano molti taralli, perchè il pepe presente nell'impasto faceva si che gli avventori consumassero anche molto vino. Vista la sua grande diffusione non poteva mancare la figura del " tarallaro " venditore ambulante di taralli che, con la sua cesta piena di taralli , coperti da un panno  per tenerli al caldo, girava per i vicoli e le strade di Napoli.


tarallaro

Fino ai primi anni 80 girava per le strade di Napoli l'ultimo tarallaro, Fortunato del quale conservo ancora vivo il ricordo: infatti quando ancora adolescennte, magari marinavo la scuola e in compagnia dei miei amici  andavo a zonzo per le strade del centro storico, lo incontravamo che spingeva il suo carrozzino da neonato, ripieno di taralli nascosti da una coperta per tenerli al caldo, una piccola scritta era sul davanti : " La ditta Fortunato resta chiusa il lunedì " . La sua voce echeggiava per le strade , da Piazza Dante a Piazza Carità, per via Toledo e in tutti i vicoli adiacenti a queste strade : " Furtunat' tene a rrobba bella, nzogna nzogn! " e poi chiamava a gran voce tanti nomi di donna : Antonietta!, Maria; Titina!.  Molti si affacciavano ai balconi e si facevano mettere in un paniere i suoi taralli che emanavano un profumo intensissimo. Questo personaggio, con un sorriso sincero, è entrato a pieno titolo nella storia della città, tutti lo conoscevano, indipendemente dal ceto , nobili o poveri che erano, e tutti, almeno quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarlo, lo ricordano con piacere e anche con un po di malinconia per qualcosa che è scomparso per sempre ma che fa parte comunque delle nostre radici.

Fortunato ed il suo carrozzino (foto di Armando Moreschi )

Copertina del libro " Fortunato " di Massimo Andrei.
Questo fantastico personaggio è entrato talmente nell'immaginario collettivo di un intera città che è stato scritto un libro sulla sua vita  " Fortunato " di Massimo Andrei, e il grande Pino Daniele gli ha dedicato una canzone
Ma torniamo al tarallo. Possiamo dire che si tratta di uno sfizio tutto napoletano,  ed ancora oggi, passeggiando sul lungomare di via Caracciolo, troviamo tanti chioschetti che vendono taralli "nzogna e pepe ", e che vengono consumati così, passeggiando sul lungomare ( oggi lo chiamerebbero street food) Il tarallo deve essere mangiato caldo, perche il calore fa sprigionare la sua caratteristica fragranza. Ed è per questo motivo che i " tarallari  li portavano in giro coprendoli con una coperta.Dal tempo dei tarallari ad oggi il tarallo ne ha fatta di strada: da cibo per i poveri, quasi di prima necessità per l'apporto calorico che la sugna gli conferisce, siamo arrivati ad un bene quasi voluttuario, che trova terreno fertile tra i giovani che lo consumano nei pub e nelle birrerie con la birra. Lo si trova anche nei supermercati ben impacchettati, sotto vuoto, con la raccomandazione di consumarli caldi. E non è necessario usare il microonde per riscaldarli, basta tenerli su un termosifone per qualche minuto perchè la sugna  e le mandorle liberino la loro fragranza.
ingredienti:
500 g farina
150 g sugna
lievito di birra 30 g
200 g mandorle con buccia
sale 2 cucchiaini circa
pepe nero 2 cucchiaini circa

procedimento
scioigliete il lievito con un dito di acqua tiepida, impastatelo con 100 g di farina, formate un panetto e mettetelo a lievitare in una ciotola coperto da un panno. Quando avrà raddoppiato il suo volume impastatelo con la restante farina, la sugna, il sale, il pepe e tanta acqua tiepida necessaria per ottenere un bel panetto morbido. Lavoratelo sulla spianatoia per una decina di minuti. Ricavate dall'impasto dei rotolini di circa 20 cm di lunghezza e dello spessore di un dito. Unite i bastoncini, a due alla volta, attorcigliateli tra loro e uniteli a ciamnella, decorateli con le mandorle e metteteli a lievitare fino a raddoppiare il volume.





Infornateli in forno preriscaldato a 180° e toglieteli quando saranno ben dorati ( circa 50/60 minuti,) Se chiusi ermeticamente si conservano per freschi per diversi giorni.










Con quetsa ricetta partecipo al bellissimo contest di vaniglia e cannella  per il 150° anniversario per l'unità d'Italia. Si tratta di un contest benefico,quindi invito tutti voi a diffonderlo e a parteciparvi!!